L’odissea di Cathay Pacific dalle proteste a Hong Kong al Covid

L’odissea di Cathay Pacific dalle proteste a Hong Kong al Covid

L’odissea di Cathay Pacific dalle proteste a Hong Kong al Covid



AGI – La compagnia aerea di bandiera di Hong Kong, Cathay Pacific, torna sotto i riflettori dopo i casi di due assistenti di volo che hanno violato le misure contro il Covid-19. I due sono accusati di avere “condotto attività non necessarie”, per non avere rispettato l’isolamento domiciliare di ritorno dagli Stati Uniti, il 24 e il 25 dicembre scorsi, ed essere andati a fare shopping, incontrandosi anche con amici, mentre erano positivi alla variante Omicron, responsabile di almeno cinquanta contagi a Hong Kong.

I due steward, intanto, sono stati licenziati e arrestati e successivamente rilasciati su cauzione: dovranno comparire in aula il 9 febbraio prossimo e rischiano una condanna fino a sei mesi di carcere e una multa di cinquemila dollari di Hong Kong (poco più di 563 euro).

La vicenda è arrivata fino ai piani alti della politica cittadina, e oggi è intervenuta la stessa leader di Hong Kong, Carrie Lam, che ha definito la vicenda “un caso molto grave di inadempienza”, annunciando indagini nei confronti di Cathay Pacific, accusata di rimandare a Hong Kong gli assistenti di volo su voli cargo vuoti per avere sconti sui periodi di quarantena.

Cathay Pacific è ora nella bufera e deve difendersi dalle accuse di essere responsabile della diffusione della variante Omicron nella città. Casi come quello dei due assistenti di volo sono una “piccola minoranza”, ha detto al personale il presidente di Cathay Pacific, Patrick Healy, e non devono fare passare in secondo piano la “notevole professionalità e disciplina” della maggioranza dei membri dell’equipaggio. Healy si è poi scusato per l’episodio, che ha innescato le restrizioni oggi in vigore a Hong Kong, tra cui la chiusura delle scuole elementari, e ha promesso la collaborazione della compagnia aerea con le indagini in corso.

Il caso è l’ultimo di una serie di problemi a cui è andata incontro la compagnia aerea dall’inizio della pandemia di Covid-19, che ha reso sempre più complicato per il personale adeguarsi: da un calcolo riportato dall’Afp, nel solo 2021, il personale di bordo, complessivamente, ha trascorso 73 mila notti (quantificate in duecento anni) negli alberghi per la quarantena a Hong Kong.

Lo scoppio della pandemia di Covid-19 ha messo a durissima prova tutte le compagnie aeree per il crollo dei viaggi aerei, ma il virus si è absconfitto con particolare intensità su Cathay Pacific. Nel primo anno della pandemia, la compagnia ha registrato perdite per 2,8 miliardi di dollari e tagliato migliaia di posti di lavoro, nonostante a giugno 2020 l’amministrazione guidata da Carrie Lam avesse approvato un piano di ricapitalizzazione da cinque miliardi di dollari (39 miliardi di dollari di Hong Kong). Il tentativo di salvataggio non ha contribuito a raddrizzare le sorti della compagnia aerea, e solo nei primi sei mesi del 2021, Cathay Pacific ha registrato un rosso da 972 milioni di dollari.

La pandemia si eèandata ad aggiungere a guai precedenti. Gia’ dal 2019, la compagnia aerea di bandiera non godeva delle simpatie dell’amministrazione di Hong Kong, per il rifiuto di sanzionare i propri dipendenti che avevano partecipato alle manifestazioni pro-democrazia: l’ente per l’aviazione cinese, ad agosto di quell’anno, aveva vietato ai membri dell’equipaggio che si erano uniti alle proteste di fare parte dell’organico per i voli da e per la Cina.

I collegamenti aerei con la Cina sono una parte vitale delle attività di Cathay Pacific, e il gruppo si era detto “vincolato legalmente” dal seguire le disposizioni dell’ente per l’Aviazione Civile cinese, promettendo di punire i dipendenti che si erano uniti alle proteste: la vicenda si era, poi, conclusa con le dimissioni dell’allora amministratore delegato, Rupert Hogg, e con il licenziamento di ventisei assistenti di volo, in una situazione che è stata paragonata dagli stessi ex dipendenti della compagnia aerea di Hong Kong alla Rivoluzione Culturale, il periodo più radicale del maoismo in Cina, a cavallo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta.

Le regole contro la diffusione della pandemia a Hong Kong, tra le più rigide al mondo, hanno, reso ancora più difficile la situazione locale. La settimana scorsa, l’amministrazione guidata da Carrie Lam ha vietato voli da e per otto Paesi, sui timori di diffusione della variante Omicron, contribuendo a svuotare l’aeroporto dell’hub finanziario asiatico, fino agli anni pre-Covid noto per essere uno dei più trafficati al mondo.

Le restrizioni sono diventate sempre più pesanti per Cathay Pacific, in particolare per i voli da e per la Cina: l’equipaggio puo’ salire a bordo degli aerei solo dopo la quarantena negli alberghi e quando torna a dimora deve sottoporsi all’isolamento domiciliare, in una situazione difficilmente sostenibile. “L’equipaggio viaggia dall’hotel all’aereo, e dall’aereo all’hotel da mesi”, ha dichiarato la rappresentante sindacale degli assistenti di volo, Grace Siu. In questo scenario, già profondamente segnato dalle restrizioni sui viaggi, non si vedono tempi migliori all’orizzonte per la compagnia.

Dall’introduzione della legge sulla sicurezza nazionale nella città, è cominciato un esodo di personale straniero e locale sui timori innescati dal provvedimento: la legge prende in considerazione sia chi si trova al di fuori dei confini della regione amministrativa speciale (art. 38) sia le imprese, per gli ampi poteri conferiti dall’articolo 43 alle autorità della sicurezza nazionale di congelare asset e perquisire le aziende ritenute in violazione della legge imposta da Pechino per spegnere i movimenti pro-democrazia della città.

Nel primo anno dall’introduzione della legge, sono stati oltre 89 mila i residenti di Hong Kong che hanno lasciato in maniera permanente la città – che oggi conta 7,39 milioni di abitanti, secondo calcoli dell’amministrazione di Hong Kong – sulla cui scelta potrebbero avere inciso anche le rigide politiche anti-pandemiche.

Il trend non appare reversibile: mentre il resto del mondo torna ad aprirsi, si legge in uno studio della Camera di Commercio britannica a Hong Kong, “il rischio è che Hong Kong diventi sempre pià isolata come centro d’affari internazionale”. A rendere ancora più incerto il clima per Cathay Pacific c’è poi l’emergere di una concorrenza sempre più agguerrita: la Greater Bay Airlines del magnate Billy Wong, in attesa dell’approvazione per i voli passeggeri da e per Hong Kong, sta prendendo in considerazione l’acquisto di trenta aeromobili da Airbus e Boeing, in quella che appare una sfida diretta a Cathay Pacific in un settore finora dominato dalla compagnia di bandiera di Hong Kong. 

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Eugenio Buzzetti , 2022-01-18 15:33:35
www.agi.it

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